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Juan José Campanella è il vincitore dell’Oscar come miglior film straniero per “El secreto de sus ojos” al di là dei pronostici che lo vedevano dopo “Il nastro bianco” di Michael Haneke trionfante a Cannes ed il peruviano “La teta asustada” premiato come miglior film nel 2009 a Berlino. L’Argentina torna all’Oscar dopo 24 anni (nel 1986 vinse La Historia Oficial) e soprattutto Los Angeles torna a guardare alla storia dell’America Latina. E’ l’Argentina che si guarda dentro e cerca una sua identità, una luce in fondo al tunnel, così come i personaggi del film di Campanella. E’ un film che alterna l’impossibilità di esternare i sentimenti, la confusione politica e la corruzione giudiziaria del paese durante il governo di Isabelita Peron ed alla vigilia del golpe e della repressione militare, le vite interrotte degli argentini a metà fra la voglia di raccontare, indagare e quella di rassegnarsi. Campanella con questo film è tornato indietro ma non troppo. La stessa confusione, corruzione, crisi di identità sembra coinvolgere gli argentini in questo periodo, tranne che nel cinema. Campanella vince dopo aver perso nel 2002 con “Il figlio della sposa” mentre Ricardo Darin si consacra per la sua maturità, dopo i ruoli a metà fra il thriller ed il passionale ricoperti nei precedenti film. L’Argentina corona una stagione importante del suo cinema sempre più in fermento, capace di raccontare la propria storia anche al di là degli anni della dittatura, che ha ospitato il primo esperimento sudamericano di Coppola con “Tetro” e sta alimentando una generazione di cineasti di sicuro prestigio.
FONTE: IL SOLE 24ore
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