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A R G E N T I N A ... u n a t e r r a d i s e n s a z i o n i |
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Notizie turistiche sull'Argentina
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Data: 23/4/2010
Tema: Eventi
Titolo: Roma - Proiezione film
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Quest’anno l’Argentina festeggia il bicentenario della sua nascita come Nazione. In quel breve periodo storico, uno degli ambiti nei quali l’Argentina ha offerto un valido contributo alla cultura globale è stato certamente il cinema. In effetti, c’e una tradizione cinematografica argentina degna di nota, scandita da premi e riconoscimenti a livello internazionale. Daniel Burman, la sua opera come creatore e come produttore, è una manifestazione di quella tradizione di cui noi argentini siamo legittimamente orgogliosi. In particolare, l’opera di Daniel descrive personaggi e affronta temi che, nonostante abbiano una proiezione universale e possano essere apprezzati da ogni sorta di pubblico, trasudano “argentinità”. Gli interrogativi e i tentativi di risposta che trapelano dalla sua opera – di cui riferisce la lucida analisi di Federico Sartori sulla “trilogia” in questa stessa pubblicazione – sono l’espressione di una ricerca profondamente argentina.
Ringraziamo il Festival del Cine Español per questo omaggio al cinema argentino nel nostro Bicentenario e ci congratuliamo per aver scelto di realizzarlo attraverso un creatore cosí talentuoso ed emblematico.
Norma Nascimbene de Dumont
Ambasciatore (incaricato d’Affari a.i.) della Repubblica Argentina in Italia
Una trilogia
di Federico Sartori
L’autentica trilogia nell’opera di Burman è quella composta dai film El abrazo partido, Derecho de familia e El nido vacío.
Nel primo film comincia una riflessione sulla costruzione della paternità (Burman dixit) e basa questa relazione padre-figlio su un’assenza: il padre non c’è, se ne è andato. In Derecho de familia questa relazione invece si fonda nella totale presenza del padre. La paternità è centrale, ineluttabile: il figlio diventa padre. Nel El nido vacío ritorna il tema dell’assenza: questa volta è il figlio che se n’è andato, ha lasciato il nido vuoto.
In questa ritmica spezzata, una linea retta attraversa diagonalmente il trittico: è l’evoluzione di ogni protagonista (un’evoluzione di protagonista in protagonista) posto faccia a faccia con sé stesso, ora e domani. Tutti i personaggi affrontano la stessa stringente domanda “E ora che faccio?”. Questo impasse fa sì che tutti siano caratterizzati dalla confusione e lo smarrimento.
In Derecho de familia, centrale è la scena del parco, in cui Daniel Hendler perde improvvisamente di vista il figlio: lo chiama ad alta voce, ma il bambino che prima era lì davanti a lui, ora non si vede da nessuna parte! Il giovane, confuso, chiama ancora, ma nulla. Si volta chiama ancora, ed ecco che all’orizzonte appare correndo Arturo Goetz, suo padre. Qui si ha il climax della perdita di sé, in quel preciso istante (suo) padre e (suo) figlio coincidono… coincidono davanti a lui. Non solo: è lui stesso padre e figlio. E quando il padre morirà, la risposta alla domanda “E ora che faccio?” sarà la risoluzione stessa del film.
Con questa trilogia Burman scandisce tre momenti progressivi, tre diversi stati di coscienza dell’uomo rispetto al proprio destino, o in termini più terreni rispetto al proprio mestiere, che va inteso come vocazione: è qui che si nasconde la salvezza. Si pensi al giovane Ariel di El abrazo partido: non ama vendere lingerie (il negozietto “Creaciones Elias” è eredità del padre, volato in Israele) la sua vocazione sembrerebbe essere altro: il disegno, l’arte… ma la sua coscienza è vaga, così come è vaga la sua intenzione di diventare polacco: la sua è una fuga. Per tutto il film Ariel vaga senza pace, come un uccello senza rotta.
Invece Leonardo, scrittore protagonista di El nido vacío, è e ama il suo mestiere. Di più: qui si svela il valore catartico della vocazione, grazie alla quale Oscar Martínez, pur confuso e immobile, controlla a distanza il volo delle proprie ansie e paure.
In parole povere. Nel El abrazo partido il protagonista non sa che fare della sua vita, e in Derecho de familia è ancora così, ma alla fine Ariel Perelman trova la strada: qui padre e figlio coincidono anche nella vocazione di avvocato. In El nido vacío c’è di nuovo questa sensazione di non sapere che cosa fare. Tutto sta cambiando vertiginosamente e sembra di vivere una nuova giovinezza: di nuovo un abrazo spezzato.
Il primo padre è in aria, il secondo nella pietra di Buenos Aires, il terzo è testimone del volo.
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